Il Blue Monday è apparso nel 2005, dopo che un tour operator britannico ha pagato un professore universitario per identificare, sulla base di una formula matematica, quale sia il giorno più triste dell’anno. Privo di qualsiasi fondamento scientifico, il Blue Monday ha conquistato il pubblico e, da idea geniale di una campagna pubblicitaria mirata ad aumentare il numero delle festività in un certo periodo, è diventato una certezza propagata su tutti i canali mediatici. La psicologa Steliana Lefter spiega perché non ci fa bene, a livello emotivo, dare per scontato il Blue Monday e attribuirgli connotazioni negative.
“Non ci sono effetti psicologici negativi universalmente associati a questo giorno. Esiste solo ciò che gli attribuiamo. Se partiamo dalla convinzione che il Blue Monday abbia un fondamento reale, ci nutriamo di emozioni negative e ci convinciamo che ci farà male, ebbene, allora rischiamo davvero di avere una brutta giornata”, spiega la psicologa Steliana Lefter.
Come è nato il Blue Monday
Nel 2005, una compagnia di viaggi britannica, che nel frattempo era fallita, stava cercando un modo per vendere più vacanze invernali. Partendo dagli studi che certificano il “winter blues” – nella stagione fredda abbiamo un morale più basso che in estate, perché le giornate più corte e la mancanza di sole provocano uno squilibrio biochimico nel cervello -, l’idea di individuare i si presentava il giorno più triste dell’anno e, implicitamente, proponeva la soluzione per contrastarlo: una vacanza.
Nel progetto è stato cooptato un professore dell’Università di Cardiff, Cliff Arnall, che, basandosi su una formula matematica, ha dichiarato il Blue Monday il terzo lunedì dell’anno. Di cosa ha tenuto conto per determinare il “giorno più triste dell’anno”: condizioni meteorologiche, livello dei debiti, livello di motivazione, tempo trascorso dal Natale e propositi per il nuovo anno.
Secondo i calcoli di Arnall, il terzo lunedì dell’anno soddisfa tutte le condizioni per essere definito “il giorno più triste dell’anno” perché: lo spirito del Natale, con l’apice della gioia che ci porta, se n’è andato, scopriamo già che non riusciamo a mantenere i nostri propositi per il nuovo anno e siamo a corto di motivazione, il debito della nostra carta di credito per i regali di festa è scaduto e fuori fa freddo e brutto, non il tipo di tempo che ci solleva il morale.
La formula con cui è stato calcolato è stata qualificata come “assurda”
Commercializzata in modo intelligente, l’idea del Blue Monday ha rapidamente conquistato il grande pubblico. Ma ha un fondo di verità? Secondo la comunità scientifica no. È solo una ‘storia’, una trovata pubblicitaria straordinariamente riuscita.
Gli esperti di salute mentale definiscono i calcoli alla base del Blue Monday una pseudoscienza, una formula assurda, e avvertono che la divulgazione di questo mito danneggia la discussione su problemi reali di salute mentale banalizzando la depressione e altri disturbi, che non scompaiono né si curano con una vacanza.
“C’è ancora lo stigma e ci sono ancora persone che non si rendono conto della gravità dei disturbi mentali, e storie come questa non aiutano gli sforzi di sensibilizzazione che stanno facendo i medici, anzi. Tu, medico, spieghi che nella depressione la terapia è fondamentale, ma su internet e sui social circola l’idea che la depressione sia solo uno stato di accentuata tristezza che, ecco, passa con una vacanza o, perché no, con una sessione di shopping. A livello profondo, trasformare questo mito in realtà attraverso la divulgazione può essere pericoloso. Il mio consiglio è di filtrare le informazioni e scrollarsi di dosso questo genere di fake news. Il terzo lunedì dell’anno è un giorno come gli altri, senza oneri particolari, che ognuno modella come vuole”, spiega la psicologa Steliana Lefter.